Come e perché fare storybranding per promuovere un’attività

Riuscire a comunicare all’esterno valori, caratteristiche e mission di un progetto o di un’azienda è sempre più importante di questi tempi. Farsi conoscere per poi ottenere visibilità e di conseguenza crescere – massimizzando risultati e obiettivi – è un percorso articolato che mette al centro e sfrutta le potenzialità di internet. Bisogna per prima cosa procedere identificando correttamente quelli che sono i punti di forza dell’azienda o del progetto in sé, realizzando a monte una specifica ricerca all’interno della realtà di riferimento. Bisogna comprendere quale sia il ruolo che l’azienda punta a ricoprire, osservandola da diverse prospettive e intercettando gli elementi che potrebbero essere più accattivanti per una sua ‘narrazione’ digitale. E’ chiaro come questa, nell’ambito dello storybranding nel suo complesso, sia la fase più delicata in assoluto.

La strategia che punta a far scoccare la scintilla dell’engagement

Conoscere nel dettaglio ciò di cui si parla è naturalmente l’Abc affinché il racconto digitale risulti chiaro e comprensibile. Occorre al tempo stesso essere perfettamente a conoscenza del target che si punta a intercettare e di quelle che sono le sue necessità oltre che il suo linguaggio. Stabilire chi potrebbe provare interesse per la narrazione di una storia serve a favorire la comparsa di una perfetta sintonia, suggerendone la condivisione oltre che l’approfondimento. Lo storybranding punta infatti proprio a questo: una rapida e virtuosa diffusione di informazioni accattivanti e interessanti, oltre che utili, in grado di stringere un legame duraturo con l’utente. Questa strategia si dovrà inserire ovviamente nel solco di un più ampio progetto di digital marketing da sviluppare con una web agency. In questo modo raggiungere gli obiettivi aziendali sarà più agevole e si potrà massimizzare il fatturato.

D’altra parte, sia la progettazione che l’aggiornamento di un sito aziendale richiedono la messa a fuoco di una visione d’insieme. Affinché possa scoccare la scintilla del gradimento e quella dell’empatia la storia che viene raccontata dovrà essere un perfetto concentrato di aneddoti, professionalità e personalità. Elementi che potranno diventare lasciapassare per distinguere un certo progetto da tutti gli altri. Si entra così nel campo dell’engagement: la storia viene narrata con l’intento di suscitare determinate emozioni in chi legge o ascolta.

La condivisione della storia e la sua narrazione in Rete

Abbiamo già accennato a quanto risulti importante nell’ambito dello storybranding la strutturazione di una perfetta strategia di digital marketing assieme al team di una web agency. Il motivo è presto detto: non basta infatti mettere a punto lo storybrand, fine a se stesso. Occorre che quest’ultimo venga correttamente veicolato e reso noto in Rete e nel mondo. Ecco che si entra allora in un altro piano, fatto di contenuti interessanti e post blog ma anche di condivisioni di info e immagini tramite i trafficatissimi canali social (Facebook e Instagram in primis, senza contare l’importanza del canale Youtube, ma non solo).

Siamo nell’ambito del content marketing: la relativa strategia ruoterà attorno a un piano editoriale che conterrà la programmazione e l’indicazione di tutte le attività da porre in essere, stabilendo siti o piattaforme di riferimento. In quest’epoca moderna, veloce e iperconnessa oltre che altamente competitiva, è essenziale e in pratica una scelta obbligata quella di servirsi dei ‘passaggi’ sul web. C’è anche da sottolineare un ulteriore aspetto, che riguarda il più ampio concetto di coerenza espositiva, relativo alla costruzione dello storybranding stesso. Tutto ciò che viene scritto, pubblicato e diffuso deve essere in linea e coerente con un medesimo obiettivo.

Le forme della narrazione e l’importanza del contesto

Abbiamo fatto accenno alla necessità di impostare correttamente – nell’ambito della strategia di content marketing – un piano editoriale relativo a tutti i contenuti da diffondere per un perfetto storybranding. Questi ultimi dovranno essere tassativamente analizzati e stabiliti a monte, così come sarà necessario individuare anche il ‘tone of voice’ (letteralmente il tono di voce, dunque la tipologia di narrazione) al quale si dovrà ricorrere per garantirsi un maggior successo e un più alto engagement da parte degli utenti.

La principale difficoltà naturalmente sta nel riuscire a declinare uno stesso storybranding in diverse forme e narrazioni, ciascuna delle quali in grado di accattivare il pubblico di riferimento. E’ essenziale, insomma, riuscire a far coesistere variazioni diverse e allo stesso tempo fare in modo che tutto fluisca in maniera lineare.